Della celeste fisonomia
Di Gio. Battista Della Porta napoletano
In Padova, per Pietro Paolo Tozzi, 1616
Collezione OACN
Opera noua & piena di dotta curiofità nella quale, ributtata la vanità dell'astronomia giudiciaria, si da maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tutto quello che l'aspetto la presenza & le fattezze de gl'huomini possono fisicamente significare e promettere.
In quest'opera Giovan Battista Della Porta contesta l'astrologia definita "una finta e immaginaria scienza", critica influenzata anche dalla bolla di Sisto V del 1585 che limitava questa pratica. Nel testo, lo scienziato napoletano riprende le critiche già avanzate da filosofi antichi come Eudosso di Cnido, Carneade e Panezio, seguendo la linea di pensatori come Ficino e Pico della Mirandola, che definivano gli astrologi «ciarlatani».
L'obiezione principale di Della Porta riguarda l'incertezza delle previsioni astrologiche; propone invece un nuovo metodo: i caratteri e i comportamenti umani non derivano dagli astri, ma dalla fisionomia, poiché ciò che sembra vero nell'astrologia in realtà proviene dalla sola osservazione del volto e del corpo. Rimprovera inoltre altri critici dell'astrologia per non aver colpito il problema alla radice: la divinazione dovrebbe essere eliminata non solo dimostrando l'inesistenza degli influssi astrali, ma studiando il movimento degli astri in modo scientifico.